La strage ferroviaria del 12 luglio 2016 sulla linea Andria-Corato di Ferrotramviaria (23 morti, 50 feriti) fu causata da «plurimi errori umani», forse compiuti «da più di tre» dipendenti della società. E’ quanto emerge dall’incontro, svoltosi in Procura a Trani tra pm e Polizia, convocato per valutare le migliaia di elementi di prova finora raccolti per accertare le responsabilità del disastro. Oltre all’errore umano si valuta se all’incidente abbia contribuito il sistema «obsoleto e insicuro» del blocco telefonico. Il sistema del blocco telefonico cui era affidata la sicurezza della linea, in base al quale i capistazione si scambiano dispacci per segnalare la partenza e l’arrivo dei treni, è ritenuto dagli inquirenti talmente “obsoleto” da non essere più riconosciuto neanche come sistema di sicurezza. Ma quello che è ancor più grave – a giudizio degli inquirenti – è che l’utilizzo del ‘blocco telefonicò è in contrasto con la normativa in vigore, che non lo ammette.

Quindi, l’errore umano – è il ragionamento degli inquirenti – è di più persone e non solo del capostazione di Andria, che avrebbe dato erroneamente il via al treno ET1021 diretto verso Corato, che si è poi scontrato frontalmente sulla tratta a binario unico con il treno ET1016 partito da Corato. Oltre agli errori tecnici finora accertati gli inquirenti non escludono che vi siano altri livelli di responsabilità all’interno della Ferrotramviaria. Vengono infatti esaminati ruoli e responsabilità non solo di chi è nella catena di comando, ma anche di chi, all’epoca dei fatti, si occupava di formazione e aggiornamento del personale.

Nell’inchiesta – coordinata dal procuratore reggente Francesco Giannella, e dai pm Pesce, Ruggiero e Catalano – sono indagate 13 persone e la società ferroviaria per i reati, contestati a vario titolo, di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Ai dirigenti della società si contesta, inoltre, di aver contribuito a causare l’incidente, o meglio «di non averlo impedito», commettendo una serie di omissioni relative alla corretta informazione sulle norme che riguardano la sicurezza dei lavoratori e dei fruitori del servizio ferroviario.