Il CAS “Buona Speranza” della Misericordia di Andria, ha inaugurato uno spazio di confronto al femminile. Si tratta del progetto “Woman Space”, un progetto partito simbolicamente proprio l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, con lo scopo di esplorare quali rappresentazioni culturali ruotano attorno a questa parola (donna ndr), così densa di significati. “Le donne del Centro”, che a diverso titolo ruotano attorno all’esperienza dell’accoglienza, si incontrano in uno spazio informale per parlarsi e parlare della modernità, a partire dalla propria condizione di essere donne.

woman space misericordia andria donnaLa parola “donna” evoca diversi vissuti, culturalmente e storicamente costruiti: «Si è pensato di fare tesoro della diversità che caratterizza l’ambiente della Misericordia di Andria – dicono i responsabili del Centro CAS “Buona Speranza – e di coglierla in tutta la sua potente pienezza». Volontarie del servizio civile, operatrici del centro accoglienza, donne ospiti del centro (10 ragazze nigeriane tra i 18 e i 28 anni), cuoche, donne dello staff, mediatrice interculturale, psicologa e  governatrice della Misericordia di Andria si sono ritrovate attorno ad un tavolo preparato a festa, per chiedersi cosa voglia dire “oggi” esser donna e stimolare un pensiero sulla condizione che le accomuna.

«Lo spazio – proseguono dalla Misericordia – è un open-space dove parlare in libertà, una cornice entro cui condividere aspettative, speranze, timori e desideri. L’obiettivo è quello di incentivare un momento di aggregazione in cui le differenze generazionali e culturali possano essere dette ed esplorate, e magari, diventare trampolino di lancio per uno “stare insieme” produttivo, che porti alla creazione di una rete di sostegno per donne, in cui “le singole” si sentano meno isolate e più integrate». Gli incontri, per come immaginati, avranno cadenza mensile: «le tematiche – spiegano – saranno proposte dalle partecipanti stesse ed organizzate in base ai loro interessi; si useranno risorse interne al Centro, ma anche testimonianze e incontri con donne esterne (professioniste, mamme, studentesse…) che parlino della contemporaneità, tra limiti e gradi di libertà. Tramite le storie di donne che si raccontano, si vuole proporre uno stimolo a parlare di sé, ad ascoltarsi, ad accogliersi».