«Il primo dovere di ogni giornalista: la denuncia. Pagina di stampa, fotografia, microfono, tv, articolo, web, social… E quando ti accorgi che vuoi, devi andare oltre, oltre ogni limite col pubblico, la denuncia devi farla ancora più vera. La devi fare ai carabinieri. La denuncia, quella con timbro e tanto di firma, devi farla alla giustizia». Sono le parole di Nino Vinella, una delle penne più storiche del territorio del nord barese. E’ lui, nella giornata di sabato ad aver presentato una formale denuncia ai Carabinieri di Barletta sulla diffusione in rete e sui social, di un video che ritrae il momento dell’impatto tra il treno Frecciabianca ed una giovane donna, avvenuto venerdì scorso proprio al passaggio a livello di via Andria nella città della Disfida. Una tragedia prima ancora che una notizia di cronaca che ha avuto uno sviluppo terribile se si pensa che questo “maledetto” video è giunto rapidamente a chiunque. Una delle brutte storture della tecnologia e del web. Tutto fa spettacolo e senza nemmeno immaginarne le conseguenze qualcuno ha deciso di cominciare a far girare questo video.

carabinieri denuncia vinella«L’ultima mia denuncia – ha detto Nino Vinella – è relativa alla diffusione del video relativo all’investimento mortale al passaggio a livello di via Andria, l’altro giorno. Qualcuno l’avrà già letta, ora la riassumo in breve. Anche per quei “leoni da tastiera” abituati solo ai bla bla bla». Il racconto di Vinella è dettagliato e specifico e spiega il motivo assolutamente condivisibile della scelta di far partire la denuncia: «Ero al bar quando un giovane ha mostrato ai presenti un video dal proprio smartphone nel quale nitidamente era visibile la sequenza filmata dell’investimento avvenuto al passaggio a livello di via Andria a Barletta, ove ha perso la vita una giovane donna, constatando a quel punto la crudezza e la violenza delle immagini e la violazione della privacy della malcapitata e della propria famiglia. Personalmente ritengo che la ripresa sia frutto di una videocamera di sorveglianza posta lungo il tracciato ferroviario, nelle immediate vicinanze del passaggio a livello. Allego supporto magnetico contenente il video in questione per poter eventualmente effettuare tutti gli accertamenti e addivenire a chi abbia potuto avere quanto meno il cattivo gusto di immortalare e divulgare il video della morte di quella povera ragazza. Tanto denuncio sia per motivi di natura personale ed emotiva, e sia per deontologia professionale, in quanto iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1975 e come tale ossequioso ai canoni etici di tale attività. Mi risulta inoltre che la diffusione del video in questione stia avvenendo viralmente sui vari social network, così da causare ulteriori negative conseguenze nella pubblica opinione, sia per l’altissimo rischio di emulazione e sia per il macabro spettacolo a cui sono eventualmente costretti ad assistere anche minori. Per quanto sopra denunciato, mi querelo nei confronti di colui o coloro che hanno inizialmente messo in rete il video qualora si dovessero individuare gli autori dalle indagini che vorrete svolgere. Inoltre chiedo di valutare la possibilità di addivenire alla cancellazione totale del predetto video per mezzo dei servizi della Polizia postale».

Poi l’appello finale: «Io mi sono appellato alla legge ed alla giustizia. Ma ora mi appello soprattutto alla coscienza. Di chi ce l’ha. E di chi ne può recuperare almeno un pezzo dall’armadio dimenticato della sua vita…».