«Bene le attività di indagini e di controllo svolte dalla magistratura supportata dal Commissariato di Polizia di Stato e dal Comando della Guardia di Finanza di Andria riguardo la tragica vicenda del decesso per infarto della povera Paola Clemente, intenta a lavorare all’acinellatura dell’uva da mensa di cui Andria non ha mai avuto una grande tradizione. Fermo restando la ferma e decisa condanna dell’inqualificabile fenomeno del caporalato, è bene chiarire che la città di Andria non è stata direttamente interessata da nessun arresto». Questo il commento del consigliere comunale di Noi con Salvini Benedetto Miscioscia dopo il lavoro svolto dalle forze dell’ordine per contrastare il caporalato.

«Andria e indirettamente le nostre numerose aziende agricole, prevalentemente olivicole e vitivinicole, è bene ribadirlo, non può passare a livello mediatico, come la città del caporalato, né tanto meno condivido un passo della dichiarazione resa dal segretario generale della Bat De Leonardis, quando accenna che “il caporalato è fortemente presente in questo territorio”. A quale territorio allude? Andria, come sa bene De Leonardis, ha avuto nel campo del lavoro bracciantile ben altre tradizioni ed una storia non riconducibile all’attività del caporalato inteso nel termine più spregiativo, un’attività, purtroppo, che caratterizza ben altre realtà territoriali regionali e che non mi risulta essere direttamente riconducibile a questo territorio. Allo stato non mi risulta che le nostre aziende, in questo territorio, facciano ricorso a questo mezzo per assumere, se non alla pratica di ricerca diretta degli operai, soprattutto specializzati, solitamente svolta nella principale piazza di Andria, meglio conosciuta come piazza Catuma. Rimane il dato, eventualmente smentibile, che Andria risulta la prima città per numero di giornate regolarmente denunciate ai fini previdenziali. Tanto per chiarezza, innanzitutto per non far passare Andria impropriamente come la centrale del caporalato, ma soprattutto al fine di salvaguardare la virtuosità delle numerose aziende agricole andriesi, molte storiche, che lavorano con trasparenza, grande passione e tanti sacrifici, le quali, è bene ribadirlo, garantiscono un livello occupazionale rilevante per gli equilibri socio-economici del nostro territorio».