I dati diffusi dal Censis confermano che la Puglia è crocevia di un mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio ‘made in Puglia’, a danno dell’imprenditoria agricola pugliesi e dei consumatori. Secondo il Rapporto del Censis, infatti, ‘c’è un settore in cui Bari e la Puglia rimangono protagoniste assolute, gli illeciti legati alla produzione e alla commercializzazione, soprattutto all’estero, di prodotti agroalimentari di qualità’.
Dati confermati dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso dalla Coldiretti, presieduto da Gian Carlo Caselli, secondo cui risulta elevata l’intensità dell’associazionismo criminale nelle province pugliesi Barletta-Andria-Trani (40,9), Bari (40,9), Taranto (39,4) e Lecce (37,4). In Puglia lo spaccato sulla contraffazione evidenzia quanto siano fortemente significative le risultanze relative ai territori di arrivo delle merci, come le realtà portuali, o la lavorazione delle merci con 851 denunce.
“Al vertice della piramide criminale si colloca, e non potrebbe essere diversamente – incalza il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – il mix di reati e di situazioni di illegalità strisciante che maggiormente devastano e destabilizzano la sana imprenditoria agricola ed agroalimentare della Puglia. Il neo Coordinatore del Comitato Scientifico della Fondazione Campagna Amica, l’ex Ministro Alfonso Pecoraro Scanio, ha coniato un neologismo per descrivere il panorama criminale – “agropirateria” – che si sviluppa attraverso le importazioni, la manipolazione e la trasformazione di prodotti agricoli di dubbia qualità e provenienza che giungono nel nostro Paese e diventano “made in Italy”, fregiandosi in modo fraudolento dell’immagine che accompagna, nel mondo, le produzioni del nostro territorio. Per questo è urgente l’accelerazione dell’iter del disegno di legge che reca le “nuove norme in materia di reati agroalimentari”, elaborato dalla commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, a supporto dell’attività degli organismi di controllo che avrebbero uno strumento in più per contrastare frodi e sofisticazioni”.
“In Puglia arrivano carciofi dall’Egitto e olive dalla Tunisia, passata di pomodoro dalla Cina e grano da Russia, Bangladesh, Canada e Messico, olio da Spagna, Tunisia e Grecia – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – che vengono spacciati per ‘made in Italy’. Esiste un business che agli ‘agropirati’ frutta circa 16 miliardi di euro l’anno e che trova negli 800 chilometri di costa della Puglia e nei numerosi porti una base logistica ideale. E’ significativa e va sostenuta la volontà di procedere ad un aggiornamento delle norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900, attraverso un’articolata operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone”.
L’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo – sottolinea la Coldiretti – vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato, come opportunamente previsto dalla proposta di riforma delle norme a tutela dei prodotti alimentari presentata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando dalla Commissione per l’elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare presieduta da Caselli.