C’è un ritardo accumulato. Questo è accertato e probabilmente è da attribuire ad un terzo treno che alla stazione di Corato, ha scombussolato la tabella di marcia dei convogli coinvolti nello scontro di martedì mattina sulla linea Andria-Corato gestita dalla Ferrotranviaria.

Nel registro degli indagati, sono già iscritti i nomi dei due capo stazione di Andria e Corato. Infatti, i lavoratori sono stati sospesi dall’incarico dalla Ferrotranviaria per misura cautelare. Il pool della Procura di Trani che sta indagando sul disastro è formato dal procuratore più anziano di Trani, Luigi Scimè, con altri 5 magistrati (Michele Ruggero, Antonio Savasta, Marcello Catalano, Donato Pesce, Simona Merra) e sta indagando per disastro ferroviario e omicidio colposo.

La linea, dunque, è chiara ed ipotizza tre livelli d’indagine: da un lato si procederà ad individuare le singole responsabilità nella catena di controllo che ha autorizzato il treno a lasciare la stazione di Andria, dall’altro si prenderanno in considerazione la sicurezza dei controlli da parte degli enti preposti e la questione del raddoppio della linea, la sua messa in sicurezza e l’utilizzo dei fondi per arrivare all’individuazione di altri soggetti che potrebbero avere ruoli tutt’altro che marginali.

La decisione di procedere fin da subito su più fronti ha fatto sì che ogni magistrato si occuperà di un aspetto dell’inchiesta. Gli investigatori della Polfer, dopo aver recuperato nella serata di martedì le scatole nere, hanno proceduto a sequestrare una serie di documenti che serviranno proprio a chiarire i ruoli di ciascuno: i brogliacci di movimento dei treni, le immagini delle telecamere delle stazioni di Andria e Corato e del sistema di videosorveglianza installato su almeno uno dei due convogli, le conversazioni telefoniche tra i due capistazione, trascritte in un fonogramma. Proprio dalla visione delle immagini delle stazioni, gli investigatori avrebbero già potuto accertare due elementi importanti. Dopo la partenza del treno da Andria, infatti, non si sono registrate scene di disperazione o attività particolari: significa che nessuno dei due capistazione si è accordo di aver commesso un errore. Inoltre, il macchinista del treno proveniente da Andria non poteva far altro che partire: oltre all’ok del capostazione, aveva anche il segnale di via libera sulla linea.

«L’unica stazione di incrocio è quella di Andria – aggiunte il direttore generale di Ferrotramviaria Massimo Nitti – Quel treno che scendeva da Andria, lì non ci doveva essere”. Ma Nitti ha anche difeso il sistema di comunicazione e sicurezza basato su un fonogramma, il cosiddetto “consenso telefonico”: «è una delle modalità di esercizio che viene regolarmente utilizzata nelle ferrovie».