A lui il merito di aver sostenuto con forza la nascita dell’Acquedotto Pugliese e, come dice la storia antica andriese, di aver “portato” l’acqua in città. Alla politica di inizio ‘900 il merito di aver voluto dedicare un busto in uno dei punti più centrali di Andria, un punto snodo di arterie viabili di particolare rilevanza e segno del passaggio dalle campagne al centro cittadino. Alla società moderna, infine, il merito di aver deturpato memoria e senso, di un’opera nata per celebrare uno dei tanti momenti essenziali per la città di Andria. Stiamo parlando di Piazza Imbriani quella che fino al 1903 era Largo Borgo della Spina. Matteo Renato Imbriani, per chi non lo sapesse, fu un deputato del Partito Radicale cosiddetto Storico ed a lui, come detto, si deve la realizzazione dell’Acquedotto Pugliese. Oggi il gesto di aprire un rubinetto e veder giungere acqua corrente è naturalmente normale, ma alla fine dell’800 non era certo così e l’intuizione di Imbriani fu proprio quella di scegliere un organismo che sviluppasse l’arrivo di acqua potabile nelle varie città della Puglia tra cui Andria.

Morì nel 1901 e dopo due anni l’opera dell’artista De Candia di Molfetta, un busto in bronzo di Imbriani, fu installato in quell’ex Largo Borgo della Spina poi diventato Piazza Imbriani. A volerlo con forza furono due politici dell’epoca, Gioacchino Poli e Raffaele Sgarra, entrambi Consiglieri Provinciali. Accanto al busto furono posizionate anche ornamentali ghirlande in bronzo. Ad inizio anni 2000 il nuovo restyling della piazza sino ad arrivare al 2011 quando vi è stata l’apposizione di una targa che recita “raccogliendo i benefici dello stato unitario nel 1916 l’acqua zampillò per la prima volta nella città di Andria e l’ombra della malattia e della morte si dissolse in speranza di salute per tutti i pugliesi. Elevando alla memoria l’epopea di un’opera pubblica che con l’acqua portò la giustizia”. La targa è stata apposta dall’attuale amministrazione comunale assieme all’Acquedotto Pugliese, in onore del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ma da allora nulla è pressochè cambiato nelle usanze negative di taluni incivili andriesi.

Il giardino, senza più le palme ornamentali, è spoglio e senza più cura con i grandi vasi vuoti e senza più fiori ornamentali. Ma a rendere ancora più sconsacrato un luogo del ricordo è senza dubbio l’enorme mole di carte e cartacce di ogni tipo abbandonate nel giardinetto oltre a simpatici ricordi di quella che dovrebbe esser stata una serata di bagordi. Mancare di rispetto alla storia, è mancare di rispetto all’identità personale. Mancare di rispetto alla storia, è mancare di rispetto all’intelligenza umana. Tutelare questi luoghi è senza ombra di dubbio compito dell’ente comunale che sembra aver completamente abbandonato questa zona centrale della città, ma è compito anche delle generazioni che si susseguono, visto che il ricordo non può essere barattato con un inutile abbandono di carte e bottiglie.