L’agricoltura in Puglia guida la risalita dell’economia con una crescita del valore aggiunto del settore agricolo regionale del +13,97% rispetto all’anno precedente, fortunatamente una ripresa robusta dopo le perdite registrate negli anni, tanto che il valore aggiunto nel 2015 segna comunque un – 2,44% rispetto al 2000, secondo i dati sull’andamento dell’economia agricola diffusi  dall’ISTAT. Schizzati in 15 anni i consumi intermedi, in sintesi prodotti, beni e servizi di cui necessitano le aziende agricole che sono aumentati del 43,55% e i costi per i mangimi e le spese per gli animali del +33,98%.

“Nel 2015 incessanti le nostre battaglie tese a tutelare il patrimonio del ‘made in Italy’ agroalimentare e a bloccare  – dice il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – lo scippo di identità e di valore che il nostro territorio quotidianamente subisce ad opera dei famigerati agropirati nazionali ed internazionali e che trovano ragion d’essere nel valore delle principali filiere agroalimentari pugliesi, pari a  542.000.000 euro per la  pasta e i prodotti da forno, 576.000.000 euro per quella olearia e 462.000.000 euro per la filiera vinicola e il pomodoro da industria, con una produzione di 22 milioni di quintali ed una P.L.V. (Produzione Lorda Vendibile) di quasi 190.000.000 euro”.

Indiscussi i primati produttivi dell’agricoltura pugliese rispetto ai quantitativi nazionali: uva da tavola 68%, pomodoro 35%, ciliegie 30%, mandorle 35%, olive 35%, grano duro 21%,  carciofo 31%, mandorle 30% e uva da vino 14%.

“Con un + 8,59% della PLV che torna a superare nuovamente i 3 miliardi di valore – continua il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – l’agroalimentare pugliese si è rivelato il traino dell’economia regionale nel 2015. Eccezion fatta per i cereali e i legumi che segnano un calo di produzione e valore, tutti i comparti produttivi registrano un aumento in termini percentuali. Ancora in crescita il dato delle esportazioni del vino che nel periodo gennaio – settembre 2015 conta un +6%. La PLV del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%.”.

Oltre ai numeri soddisfacenti di produzione e valore aggiunto, di pari passo vanno etica e corretti rapporti di lavoro, per cui sono benvenute le norme come la confisca per sconfiggere il caporalato che va combattuto senza tregua perché umilia gli uomini ed il loro lavoro. E su questo sta lavorando l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare guidato da Giancarlo Caselli che la Coldiretti ha promosso e sostenuto, una grande azione di responsabilizzazione di tutta filiera, dal campo alla tavola, per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute ed il lavoro, con una equa distribuzione del valore. E questo non è possibile se i pomodori nei campi sono sottopagati a 8 centesimi al chilo e le arance ancora di meno. Secondo una analisi della Coldiretti su dati Eurispes al primo gennaio 2014 erano 355 i caporali arrestati o denunciati dall’entrata in vigore del reato con la legge 14 settembre 2011, n. 148.