Caserma sì o Caserma no. E’ questo il dilemma che anima, con particolare irrequietezza, la politica andriese. Al centro della contesa un progetto di una ditta privata, già in stato avanzato con il Ministero dell’Interno, per la costruzione della nuova Caserma dei Carabinieri di Andria. Un’area da 3.800 mq in via Paganini accanto all’Istituto “Colasanto”, con la struttura militare principale ma anche alloggi per i carabinieri. Un progetto immaginato dalla ditta “NIMAR srl” di Andria su di un terreno che, nel Piano Regolatore Generale, è tipizzato come Zona F1/F5 cioè banalmente un terreno sul quale si potrebbe costruire un’altra scuola o una struttura più genericamente con interesse sovracomunale. E’ su questo punto che, difatto, si basa una vicenda che ormai si trascina da molto tempo e che non trova sbocchi, ma che ha avuto un’accelerazione negli ultimi giorni dopo l’approdo in Consiglio Comunale della delibera, da dover approvare, per concedere una deroga all’impresa privata rispetto al PRG.

Per costruire una Caserma o qualsiasi altra struttura di questo genere, il Piano Regolatore prevede le zone cosiddette F2. Zone F2, che dopo una prima ricognizione, non prevedono ampiezze e funzionalità necessarie per corrispondere al progetto immaginato dalla ditta privata ed approvato dal Ministero dell’Interno, con il quale c’è già un’intesa scritta di tipo economico. La ditta privata ha regolarmente fatto richiesta allo Sportello Unico dell’Edilizia del Comune di Andria, dove la pratica si è arenata per la complessità del suo sviluppo e l’allora dirigente, Ing. Piscitelli, il cui contratto con l’ente andriese si è chiuso il 31 dicembre scorso, ha chiesto l’approvazione della deroga urbanistica direttamente all’assise comunale.

Deroga urbanistica che, tuttavia, è stata più volte concessa in situazioni simili ma non uguali, da quando è in vigore il Piano Regolatore. Basti pensare, a mero titolo di esempio, a due luoghi di culto in via di costruzione come la nuova Chiesa della Madonna della Grazia, con una deroga dallo stato di tipizzazione di C1 oppure alla nuova Chiesa Evangelica in via di costruzione sempre in quel quartiere ma in una zona F8 destinata a spazi pubblici verdi o attrezzature sportive. Questi gli ultimi esempi di deroghe concesse a privati per costruzione di strutture di pubblico interesse. La situazione Caserma è, naturalmente, un po’ diversa anche se il principio è sostanzialmente identico ed è stato sin dall’inizio difficile comprendere il perchè degli stop imposti.

Proprio nell’ultimo Consiglio Comunale del 7 marzo scorso, poi, è scoppiata in aula la querelle dopo il rinvio della settimana precedente. Nessuna discussione e dichiarazioni al vetriolo della Consigliera di Progetto Andria, Giovanna Bruno, che ha strenuamente, nel corso del tempo, sostenuto la necessità di ripensare alla procedura utilizzata, facendo parte anche della V Commissione permanente che ha esaminato più volte in questi mesi la vicenda. Una lettera dell’Ing. Antonio Recchia, progettista della nuova Caserma, giunta via PEC alla Presidente del Consiglio a poche ore dal Consiglio Comunale, ha chiesto verifiche sulla possibilità di conflitti di interesse in atto da parte della stessa Consigliera Bruno, in quanto la stessa è sorella dell’avvocato Francesco Bruno, uno dei difensori degli imputati in un processo presso la Procura di Trani nel quale l’ing. Recchia è Consulente Tecnico del Pubblico Ministero: uno degli imputati insieme al suo consulente tecnico di parte sono stati i redattori delle NTE attuali del PRG di Andria. Immediata l’informativa alla diretta interessata che in apertura di consiglio ha chiuso le porte a qualsivoglia dubbio rispedendo al mittente le accuse ed invitando il Sindaco a recarsi in Procura per avviare un procedimento in merito.

Il dibattito che la vicenda ha animato e il conseguente esame delle carte, ha evidenziato un altro caso relativo proprio alle zone F2, cioè quelle destinate in modo univoco ad aree per la realizzazione di strutture come la Caserma. «Ci chiediamo, tenuto conto che di fronte all’area individuata per l’intervento, quindi a quella F1/F5, esiste una F2 libera, di proprietà privata, ci chiediamo il comando o comunque il Ministero è al corrente del fatto che c’è un’area già tipizzata per quello scopo?». Queste la parole della stessa consigliera Bruno durante il penultimo consiglio comunale del 29 febbraio. In effetti, in via di Ceglie, esattamente di fronte all’area individuata per il progetto della ditta “Nimar”, vi è una zona F2, una zona con diversi proprietari.

I proprietari di quei terreni, nel 2008, avanzarono ricorso per vedersi riconosciuti indennizzi economici da parte del Comune di Andria, visto che in quelle zone diversi sono i vincoli imposti. La richiesta, in sostanza, era quella di espropriare effettivamente le aree da parte dell’ente. Una sentenza del Consiglio di Stato, la n. 01982/2010, successiva ad una pronuncia del TAR, nata per rispondere ad un ricorso di alcuni proprietari di aree F e con la difesa dei cittadini affidata allo stesso Avv. Bruno, ha chiarito definitivamente che il Comune di Andria non avrebbe dovuto corrispondere nessun corrispettivo ai proprietari poichè «il Piano Regolatore Generale – come si legge nella sentenza – elenca le tipologie di opere e attrezzature ivi realizzabili (in quelle aree) senza affatto limitarne l’edificazione alla “mano pubblica”, e quindi ben consentendo che le stesse siano realizzate anche a iniziativa privata». La sentenza, insomma, ha specificato che l’attribuzione di deroghe è solo di esclusiva volontà amministrativa e che qualsiasi proprietario può realizzare in quella aree F una iniziativa privata con scopo pubblico.

Una materia particolarmente tecnica che, tuttavia, porta con se ancora molta discussione senza, attualmente, una soluzione. Una materia tecnica che porta con se ancora ritardi di cui probabilmente l’intero territorio non ha assolutamente bisogno sia in termini di sicurezza che in termini di impresa.