I fratelli Luciano e Sabino Carbone non sono gli autori del tentato omicidio del parrucchiere 27enne Fabio Paciolla, che lo scorso 13 febbraio fu trovato davanti alla Stazione di Canosa di Puglia con tre ferite d’arma da fuoco in un’autovettura. A sostenerlo è il tribunale del riesame di Bari che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Le motivazioni dei giudici baresi si conosceranno solo nei prossimi giorni, la certezza è che non vi sono attualmente colpevoli del tentato omicidio al quale il giovane parrucchiere è scampato per un caso fortuito. La lunga e delicata operazione al “Bonomo” di Andria ha consentito di stabilizzare il giovane che ora è fuori pericolo.

Lo stesso Paciolla, secondo gli investigatori, sarebbe stato ferito per via di un collegamento con la scomparsa di Giuseppe Vassalli, 26 enne, scomparso nel nulla il 18 agosto scorso. Di lui non si hanno più notizie e, tra i tanti, Paciolla è stato uno dei più attivi nelle ricerche del giovane scomparso. E continuerebbero proprio in quell’ambito le indagini degli inquirenti. Lo stesso Paciolla, tuttavia, è attualmente indagato dalla Procura di Trani per detenzione abusiva d’arma poiché lui stesso, all’indomani del ritrovamento, ha dichiarato di esser stato bersaglio di un agguato da parte di un cittadino albanese con cui si doveva incontrare per l’acquisto di una pistola mai ritrovata. Fu il fratello del 27enne, invece, a coinvolgere i due fratelli Carbone che, nella mattinata del ritrovamento di Paciolla, giunsero ad Andria in Ospedale per farsi medicare delle ferite. Ferite che, come ha più volte ribadito la difesa, non erano compatibili con una colluttazione.