Il Senato ha votato nella serata di ieri la fiducia all’ormai famoso decreto Milleproroghe con 155 voti favorevoli e 122 contrari. Con il voto del Senato il provvedimento è definitivamente convertito in legge. Nel decreto era già stato bocciato, tra gli emendamenti presentati dall’Anci, quello relativo alla sanatoria per le aliquote Tasi e Tari modificare oltre i termini previsti dalla legge. Tra questi comuni vi è Andria per via della tornata elettorale e l’impossibilità, secondo la linea difensiva dell’ente, di approvare le modifiche alle tariffe entro il 30 luglio scorso. In un primo momento il Governo aveva già promesso una sanatoria come avvenuto negli scorsi anni, ma in seguito ha recesso da questa idea, ed il Ministero dell’Economia e della Finanza ha presentato ricorso al Tar avverso alla deliberazione del Consiglio Comunale di Andria.

​Nella stessa situazione circa 800 comuni italiani anche se la situazione è molto variegata perchè nell’approvazione delle nuove tariffe vi sono molte e diverse sfaccettature. Per Andria si tratta di un provvedimento essenziale per la sorte delle proprie finanze, poichè la scelta dell’amministrazione comunale è stata quella di raddoppiare l’aliquota Tasi al 2×1000 e ridistribuire in modo differente la tariffa Tari. In ballo ci dovrebbero essere circa 5milioni di euro che su di un bilancio già gravato da un’asfittica situazione di cassa e liquidità, potrebbe andare completamente in tilt.

Tutta l’attenzione ora sarà concentrata proprio per il 10 marzo dopo il primo rinvio di febbraio da parte del Tar, in attesa di una possibile decisione del Governo sul merito. Sulla materia, infatti, ci sono già stati casi molto diversi in tutta Italia con il ricorso del Mef accolto da alcune sezioni dei Tribunali Amministrativi Regionali e rigettato da altre. Il più vicino alla Città di Andria è il caso di Manfredonia dove il Tar ha dato ragione all’ente seppur la situazione fosse leggermente differente da quella della cittadina federiciana.